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Saw X Recensione Poster

allora. Per poi continuare la saga ad oltranza senza di lui, cercando improbabili continuatori della sua opera, il dottor Gordon, la moglie, Costas Mandylor, rifugiandosi sempre più nei flashback, battendo la fallimentare strada dello spin off con l’orrido Spiral (con l’orrido Chris Rock), nel tentativo disperato di poter ricominciare daccapo. Alla decima puntata quelli della Lionsgate hanno capito una cosa tanto fondamentale quanto all’apparenza banale: non c’è Jigsaw senza Jigsaw. Forti di questa finalmente raggiunta consapevolezza, la soluzione era una e una soltanto ovvero riavvolgere il nastro, assecondando una tendenza, molto furbetta e molto attuale nel horror contemporaneo, vedi Non aprite quella porta, Halloween o, addirittura, L’esorcista, del sequel che pretende di riallacciarsi direttamente al film originario, del sequel che per recuperare quell’aura di dignità che si era via via perduta nel corso della saga, decide di ignorare tutti i sequel venuti dopo per legarsi direttamente al capostipite. Cosa dovrebbe avere in più il nuovo sequel rispetto agli altri sequel non è dato sapere, infatti nella maggior parte dei casi hanno fatto flop, ma non Jigsaw perchè Jigsaw non è appunto un serial killer come gli altri, non è un serial killer muto, mascherato che può essere sostituito senza fantasia. Jigsaw parla, fa proselitismo, ha carisma e una missione da compiere. Non c’è Jigsaw senza Jigsaw appunto e non c’è Jigsaw senza Tobin Bell/John Kramer. Per cui è presto detto: cosa ha questo nuovo sequel in più rispetto agli altri sequel? Ha Tobin Bell/John Kramer che torna finalmente “in presenza” a vestire i panni dell’enigmista. Cronologicamente dunque l’azione si situa tra il primo e il secondo capitolo, John Kramer è ancora vivo, pur essendogli già stato diagnosticato il tumore al cervello che lo ucciderà di lì a pochi mesi, una nuova cura sperimentale tuttavia si profila all’orizzonte, una cura, pare, in grado di sconfiggere il cancro, qualcosa però non va secondo le previsioni, i colpevoli vengono catturati e un nuovo gioco allestito dall’enigmista può così cominciare e saranno articolazioni maciullate, arti mozzati, occhi cavati, carni triturate, seghe circolari, bidoni di sangue che sgorga misto a midollo osseo. Alla regia torna Kevin Greutert, che diresse i capitoli 6 e 7 (non proprio i migliori) ma che è soprattutto il montatore storico della serie. Trama come al solito disinteressata alla logica (astenersi perditempo, quelli che ancora si chiedono sì però lui come fa a costruire quei macchinari) che, in più, difetta di un’ eccessiva macchinosità nel finale ad uso e consumo del classico colpo di scena, marchio distintivo del brand ma che, rispetto agli scorsi capitoli, è telefonato tre quarti d’ora prima. Anche la vicenda in sé suona fin troppo autoreferenziale depotenziando, se così si può dire, in quanto più somigliante ad una vendetta che ad una reale possibilità di riscatto, il valore morale delle gesta del nostro. La differenza, come già detto, la fa tutta Tobin Bell, ormai un tutt’uno col personaggio, il quale, soprattuto nella prima parte del film, dimostra, per chi  non l’avesse ancora capito, il grande attore che potrebbe essere. (La recensione del film “Saw X” è a cura di Mirko Nottoli)