– Venezia 80, totoleone tra Lanthimos, Besson, Garrone e Holland (News)


A Venezia 80 i giochi sono ormai fatti. Mancano poche ore alla cerimonia di premiazione. Ed ecco scattare il totoleone che vede tra i favoriti in pole “Povere Creature!” di Yorgos Lanthimos in compagnia di “Dogman” di Luc Besson, “The Green Border” di Agnieszka Holland e, per l’Italia, “Io capitano” di Matteo

Garrone ed “Enea” di Pietro Castellitto. Vedremo cosa deciderà la giuria guidata da Damien Chazelle, il più giovane presidente al Festival fin dalla sua nascita.

Lanthimos. A poche ore dal verdetto sembra impossibile immaginare che “Povere creature!” non entri nel palmares di quest’anno. Il problema semmai è a chi verrà dato il premi. All’incredibile Emma Stone o al film? L’attrice è straordinaria nei panni di Bella Baxter, donna riportata in vita con l’innesto di un cervello da bambina che fa di lei “una ritardata molto carina”, un essere puro che scopre la sessualità naturalmente. Una ragazza che non sa nulla di convenzioni e regole e che va così a letto con tutti con l’entusiasmo di una ragazzina in un negozio di giocattoli.

Besson. “Ovunque ci sia un infelice Dio gli invia un cane”. Questa suggestiva frase di de Lamartine introduce “Dogma”n di Luc Besson, favola nera con protagonista Douglas (l’eclettico e sempre luciferino Caleb Landry Jones da Coppa Volpi), un ragazzo che fin da piccolo viene chiuso in un gabbia piena di cani da un padre violento. Dopo aver perso l’uso pieno delle gambe, Douglas sempre più Joker e travestito da donna si ritrova a vivere su una sedia a rotelle circondato dai suoi fedelissimi cani (una cinquantina) capaci di proteggerlo come, all’occorrenza, delinquere.

Holland. In “The Green Border” invece, di scena l’immigrazione firmata da Agnieszka Holland. Nel film, girato in clandestinità e diviso in capitoli, la regista racconta, di volta in volta, la storia di una famiglia di rifugiati siriani, sfuggiti all’Isis, di un insegnante di lingua inglese dall’Afghanistan, di una giovane guardia di frontiera e di un gruppo di volontari che cerca di aiutare rischiando ogni giorno in prima persona. Il confine verde di cui si parla è quello polacco-bielorusso. In questa terra di nessuno i migranti vengono sfruttati, percossi, abbandonati e soprattutto rimbalzati da una parte all’altra senza trovare mai un approdo.

Gli italiani. Sul fronte Italia, rappresentata da ben sei titoli in concorso, spicca in pole position “Io capitano” di Garrone. Tutto parla bene di questo film: dal tema, quello attualissimo della migrazione via mare dalla Libia all’Italia, fino alla storia, quella di due ragazzi minorenni che restano puri nonostante l’inferno di un viaggio verso un fatiscente barcone. In Enea di Pietro Castellitto potrebbero prevalere invece la freschezza e l’autorialità di un film che resta un marziano all’interno del panorama stanco di certo cinema italiano. Un trentenne che racconta la sua generazione è cosa rara in Italia. Nel caso di Castellitto si tratta della vita di Enea, ragazzo della Roma bene, legittimamente annoiato e miscuglio perfetto di ragazzo viziato, ma pieno di principi filosofici e capace di frequentare il più esclusivo circolo sul Tevere, la sua problematica famiglia borghese e trafficanti di droga.

Altri film. Potrebbero poi trovare spazio tra i premi “Maestro” di Bradley Cooper, biopic su Leonard Bernstein. Il film potrebbe correre per la Coppa Volpi da assegnare allo stesso Cooper (che interpreta Bernstein), ma ancor di più a Carey Mulligan che interpreta l’amata moglie Felicia Montealegre che regala nel film una scena in ospedale da brividi. Chance anche per la sinfonia sulla natura del premio Oscar Hamaguchi Ryusuke (“Drive My Car”) che ha portato al Lido “Il diavolo non esiste”, ovvero la storia di un villaggio di montagna che si oppone contro la costruzione di un glamping, un campeggio di lusso che porterebbe ricchezza compromettendo però il precario equilibrio della località. (dal tgcom24)

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