– UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL | film | recensione


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Una donna chiamata Maixabel Recensione. La recensione del film “Una donna chiamata Maixabel” di Rita Ricucci. Icían Bollain porta sullo schermo Una donna chiamata Maixabel un primo piano sulla modalità di una possibile pedagogia, quella dell’ “incontro”, a favore delle

Una donna chiamata Maixabel Recensione Poster

Una donna chiamata Maixabel Recensione Poster

 vittime di atti terroristici: incontri riparatori tra vittime e carnefici. Dopo i 7 premi Goya per Ti do i miei occhi, 2003, Icían Bollain riceve 14 nomination e vincendone 3, per la migliore attrice, il miglior attore non protagonista e la migliore attrice esordiente.

Maixabel Lasa è la moglie di Juan Marìa Jáuregui, un politico basco. Con lui ha vissuto gli anni della gioventù quando il desiderio di una Spagna libera dall’oppressione franchista era scritto sulla pelle dei più giovani e sui muri dell’università. Arrestato nel 1970, Juan Maria, compreso il rischio della deriva di una opposizione cruenta, aderisce al Partito Socialista dei lavoratori, nel 1973. La vita coniugale con Maixabel regala loro Marìa.

Lo squillo ininterrotto del telefono annuncia ciò che Maixabel, la perfetta e intensa Blanco Portillo, premio Goya, si aspettava da tempo: un colpo d’arma da fuoco ha colpito e ucciso suo marito, Juan Maria. Sarebbe stato festeggiato in quel giorno il diciannovesimo compleanno di Maria, Maria Cerezuela premiata come attrice esordiente, che in quel momento era con un gruppo di amici. Il nuovo mondo per Maixabel e sua figlia, è un mondo di dolore, di odio e di disprezzo nei confronti dei colpevoli, arrestati poco dopo.

Ogni anno, alla commemorazione della morte di Juan Maria, si radunano gli amici più cari, depongono un garofano rosso ai piedi della sua lapide divenuta monile di pace. Nella prigione di Nanclares de Oca, invece, gli esponenti arrestati di ETA, scontano le pene ricevute, tacendo, uno con l’altro, del loro passato. Una lettera anonima annuncia il desiderio di incontrare Maixabel, vittima del suo atto terroristico. Una mediatrice organizza l’incontro tra lei e i volti degli assassini di suo marito e padre di sua figlia. Icían Bollain riesce a tenere testa al sentimentalismo, non aggiunge nulla che non sia più vero di quanto si possa immaginare.

La reazione fisica di Luis, Urko Olazabal, uno degli attentatori e autore della lettera con la richiesta dell’incontro, è il primo a mostrare allo spettatore l’imbarazzo e la pena di un uomo che non nasconde la sua colpevolezza ma che desidera rendere un pezzo di giustizia a uomo morto a causa sua.  Le spalle sussultano, tendono a chiudersi come ali rotte contro un corpo che diventa piccolo quanto misero; gli occhi non osano alzarsi verso il dolore di Maixabel e davanti alla rabbia di lei, mai nascosta, Luis si mostra nella verità del pentimento. Ma l’arduo cammino di Maixabel e anche della figlia, seppure questa decide di non partecipare a nessun incontro, è quello che porta all’incontro con l’autore diretto dell’omicidio di suo marito cioè colui che ha sparato il colpo procurandogli la morte, Ibon Etxezarreta, il convincente Luis Tosar, già premio Goya nel 2003 e ancora in Una donna chiamata Maixabel.

La filmografia intorno a quegli accadimenti è certamente esigua se confrontata con il numero di pellicole, di grandissimo successo, che invece, hanno raccontato il fenomeno della mafia, organizzazione criminale. Con Operazione Ogro, film del 1979, diretto da Gillo Pontecorvo, abbiamo conosciuto l’inizio della carriera criminale di ETA con il sequestro di Carrero Blanco nel 1973 la cui liberazione era data in cambio della libertà a 150 detenuti. Successivamente si contano, per mano di ETA, circa 829 omicidi in 51 anni, fino alla resa delle armi nel 2010. Icían Bollain azzarda, oggi, una sceneggiatura, liberamente romanzata, non tanto delle gesta di ETA quanto del percorso intrapreso dalla Spagna, e non solo, di giustizia riparativa che vede coinvolte le vittime degli attentati e i loro carnefici. Tra ideologie spezzate restituite nella dissociazione alla lotta armata, sbarre abbassate dagli innumerevoli anni passati nel carcere di massima sicurezza, dai permessi accordati per tornare nell’inatteso vuoto umano che la città offre, i partecipanti di ETA restano una “setta” in balìa di un preconcetto di giustizia che non offre sbocchi di umanità.

Ma il film di Icían Bollain sembra voler domandare anche allo spettatore: chi è vittima di chi?  La giustizia riparativa è solo un azzardo, così come lo è il film della Bollain, per restituire al danno provocato, il reato, il giusto atto riparatore che, come dice la mediatrice, non riduce la pena, non fa sconti, ma forse può allievare l’animo di entrambe le parti. Davanti a ciascuno, vittima e carnefice, c’è una persona afflitta dal dolore che chiede di essere perdonato per poter vivere ancora. 

Lo stesso tentativo è stato quello più riuscito con gli esponenti delle Brigate Rosse, in Italia. Tra i più noti, anche al grande pubblico è quello di Franco Bonisoli, coinvolto direttamente nel rapimento e assassinio di Aldo Moro nel 1978. Il percorso riparativo è stato poi raccolto e raccontato, attraverso le testimonianze dirette, in Il Libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto, edito da Il Saggiatore, 2015, a cura degli stessi mediatori, Guido Bertagna, Adolfo Cereti, Claudia Mazzucato.  Da leggere così come è da vedere Una donna chiamata Maixabel.  (La recensione del film “Una donna chiamata Maixabel” è di Rita Ricucci)

Una scena del film “Una donna chiamata Maixabel” di Icíar Bollaín – Recensione Analisi critica

LA SCHEDA DEL FILM “UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL(Maixabel)

Regista: Icíar Bollaín – Cast: Blanca Portillo, Luis Tosar, María Cerezuela, Urko Olazabal, Tamara Canosa, María Jesús Hoyos, Arantxa Aranguren, Bruno Sevilla, Josu Ormaetxe – Genere: Drammatico – Anno: 2021 – Paese: Spagna – Fotografia: Javier Agirre – Sceneggiatura: Isa Campo, Icíar Bollaín – Durata: 1h 55 min – Distribuzione: Movies Inspired – Data di uscita: 13 Luglio 2023 – Il sito ufficiale del film “Una donna chiamata Maixabel”

Trama: Una donna chiamata Maixabel, film diretto da Icíar Bollaín, racconta la storia di Maixabel Lasa (Blanca Portillo), una donna rimasta vedova dopo che suo marito Juan María Jaúregui (Josu Ormaetxe) è stato ucciso dall’ETA. L’omicidio dell’uomo è avvenuto nel 2000 e undici anni dopo questa tragedia Maixabel viene contattata da uno degli assassini di Juan…

UNA DONNA CHIAMATA MAIXABEL – TRAILER

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