– SOGNI di Akira Kurosawa | film | recensione


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Sogni di Akira Kurosawa Recensione. La recensione del film “Sogni” di Akira Kurosawa a cura di Rita Ricucci. Sogni è un film da vedere con gli occhi sgranati. Akira Kurosawa con l’esperienza dei suoi anni, ben 80 quando gira il film nel 1990, offre l’occasione di osservare

Sogni Recensione Poster

Sogni Recensione Poster

con cura la linea della vita attraverso la dimensione onirica. Sogni, intensamente autobiografico, è composto da 8 segmenti che ripercorrono l’evoluzione di un uomo: dalla sua infanzia alla giovinezza, fino all’età adulta. Ogni tratto è iscritto dentro la storia di cui si ha memoria e quella del pianeta, casa da abitare con cautela.

Sole attraverso la pioggia è il primo. Costruito sulla curiosità propria della fanciullezza, il protagonista, piccolo e audace, affonda i primi passi nei meandri del timore e della paura delle antiche leggende popolari: “hai visto cose che non dovevi vedere” gli dice la madre. Il bambino, come un cucciolo, si inoltra nel bosco dove la natura, gli alberi, ha l’aspetto dei giganti, figure primordiali dell’immaginario. Luogo ancora vergine e incontaminato accoglie lo sguardo indagatore del piccolo umano. La meraviglia dei campi lunghi già si affaccia agli occhi dello spettatore: ciò che non avrebbe dovuto vedere è la lunga processione di “demoni-volpi”, metonimia perfetta di uomini e donne che avanzano ritmati dal suono dei sonagli nelle loro mani. Le maschere del teatro Kabuki. I suoni dei sonagli, i passi calibrati come i versi di una poesia rendono il mistero dal quale è attratto il piccolo protagonista.

Allo stesso modo, il rapporto con la natura continua nel secondo frammento di Sogni, Il pescheto, di una delicatezza assoluta. Il piccolo protagonista ha visto e vede ciò che altri non vedono: questa volta è una fanciulla dall’aspetto roseo e fresco che invita a seguirlo verso una spianata ricolma della bellezza incredibile di un campo di fiori di ogni colore. Sulle terrazze del prato danzano ancora le stesse “volpi” del primo episodio che ora sono peschi potati, tagliati e abbattuti e danzano le barbarie subite da mano umana. Il richiamo alla coscienza che si sviluppa nei primi tempi dell’infanzia è nelle parole mormorate dal bambino: “io la pesca la compro al negozio ma non sapevo… “. Allora, la deliziosa fanciulla si palesa ai suoi occhi e mentre assume le sembianze del pesco in fiore, l’aria si riempie di petali rosa mentre il piccolo protagonista è combattuto tra il fascino che ne prova e il senso di colpa per non averne avuto abbastanza cura. Quando chiude gli occhi, siamo al terzo episodio, La tormenta.

Le luci cambiano e lo scenario è quello di un deserto di neve dove l’uomo è sconfitto dalla natura stessa, così imponente e così intransigente. Quattro scalatori hanno sfidato la montagna, legati uno all’altro, in cordata, vengono sepolti nella neve dalla loro stessa debolezza e fragilità. È la speranza ad essere l’unica forza che come un leggero manto di polvere di stelle ricopre la saggezza del più anziano dei quattro e restituisce la salvezza nell’avvistamento del campo per mezzo della bandiera sulla tenda, unico colore (rosso) nel grigio della tormenta.

Comincia in questo modo la discesa agli inferi di un’umanità che ha scelto la forza, il sopruso e il dominio. L’uomo vaga nella storia del suo tempo inseguito dal rimorso e dalla colpa che come il ringhio feroce di un cane attanaglia l’anima del protagonista ne Il Tunnel della sua disperazione. Così, nel quarto episodio i Sogni di un comandante dell’esercito diventano l’incubo di incontrare il suo battaglione sterminato in battaglia: soldati fantasma dai volti sbiancati dalla morte. Il comandante è l’unico superstite, la cui vita, però, è solo affanno perché, dice: “la guerra è follia, l’esercito disumano”.

Per questo, a sorvolare nel cielo blu rimangono soli i Corvi del quinto segmento del film, come peccati dell’uomo irremovibili, presagio della sua stessa morte. L’episodio quinto è la magnificenza dell’arte che trascende la realtà, la massima espressione dell’essere umano divenuto Uomo. Le opere che si attraversano nel cammino del giovane protagonista sono quelle di Van Gogh, impersonato da Martin Scorsese che insieme a G. Lucas e S. Spielberg hanno sostenuto il film. I colori dei girasoli, del cielo stellato, i campi di grano, invadono lo schermo e restituiscono allo spettatore la bellezza di una natura incontaminata e misteriosa quanto solidale alla bontà umana.

Dalla luce solare e notturna del maestro olandese si passa al rosso, colore del sangue, martirio di vite innocenti causato dalla perversione umana che ha fatto del nucleare un’arma potente contro la stessa umanità. La potenza dell’eruzione del Monte Fuji in rosso è pari al sordo rombare di una bomba i cui segni indelebili sono scritti nella mostruosità da lei generata. Il segmento di Sogni più verosimile alla realtà che ancora oggi ci sovrasta è quella del Il demone che piange: l’uomo è ridotto a un mostro pronto a divorare colui che è debole e fragile. Nulla è più come prima.

Torna la luce, invece, nel finale idilliaco del Il villaggio dei mulini. Il protagonista è cresciuto, orami prossimo alla meta finale del suo cammino, vicino a un tempo e uno spazio nuovi. Un uomo anziano gli fa da maestro mostrandogli la possibilità di abitare la terra prendendosene cura, in uno scambio reciproco di offerte e doni. La quiete del luogo in cui si trova il protagonista, i rivoli d’acqua, i fiori galleggianti, la natura prosperosa, donano al protagonista il sorriso della libertà vera dove l’ambiente risponde alle esigenze dell’uomo e l’uomo mostra riguardo verso di esso, e senza infierire con la forza ne trae profitto per il proprio e altrui bene.

Gratitudine è la parola che accompagna il finale: “gratitudine per la vita vissuta”, dice l’anziano saggio, possibile solo nell’ascolto delle esigenze di ogni essere vivente, vegetale, animale e umano che sia. Gratitudine è ciò che prova lo spettatore per il lavoro di Akira Kurosawa: Sogni non è un film, è una testimonianza di vita, un’opera di estremo valore artistico per l’anima di ogni uomo. (La recensione del film “Sogni” di Akira Kurosawa è a cura di Rita Ricucci)

Il Film “Sogni” di Akira Kurosawa è disponibile in Streaming su Logo Prime Video

Una scena del film “Sogni” di Akira Kurosawa – Recensione / Analisi

LA SCHEDA DEL FILM “SOGNI” di Akira Kurosawa (Dreams)

Regista: Akira Kurosawa – Cast: Akira Terao, Mitsuko Baisho, Toshie Negishi, Mieko Harada, Mitsunori Isaki, Hina Dolls, Sakae Kimura, Kiku Mno Kai Dancers, Hisashi Igawa, Chosuke Ikariya, Shu Nakajima, Toshihiko Nakano, Misato Tate, Chishû Ryû, Martin Scorsese, Mieko Suzuki, Tessho Yamashita, Yoshitaka Zushi, Masayuki Yui – Genere: Fantasy – Anno: 1990 – Paese: Giappone – Fotografia: Kazutami Hara, Masaharu Ueda, Takao Saito – Sceneggiatura: Akira Kurosawa – Durata: 2h – Distribuzione: WARNER BROS ITALIA – Data di uscita: 1990 – La scheda del film “Sogni” di Akira Kurosawa su Wikipedia

Trama: In otto episodi un uomo ripercorre nei propri sogni, travisandoli, i momenti più salienti della sua vita. PRIMO EPISODIO: Sole attraverso la pioggia. Per un antica leggenda giapponese, non si deve guardare in quei rari momenti in cui la pioggia appare frammista al sole: è allora che due volpi vanno a nozze. Malgrado l’avvertimento materno, un bimbo curioso, tra gli alberi del bosco, spia un bizzarro corteo di volpi in ricchi costumi da cerimonia. Poi a casa troverà che qualcuno gli ha portato un minaccioso pugnale

SOGNI DI AKIRA KUROSAWA – TRAILER

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