– Ramazzotti, ‘amo raccontare le madri che combattono una lotta’ (News)


(ANSA) – Volti della maternità, di sangue e non, “squinternata”, perduta, ferita, fonte di rinascita. Sono le strade esplorate da Stefano Chiantini con Una madre, nuovo ritratto di donne su percorsi difficili, firmato dal cineasta, autore fra gli altri di L’amore non basta con Giovanna Mezzogiorno, Naufragi con Micaela

Ramazzotti e Il ritorno con Emma Marrone. Il film, che debutta in Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del cinema di Roma, con un’uscita nel 2024 in sala con I Wonder Pictures, è costruito su un trio di attrici composto da Aurora Giovinazzo, Micaela Ramazzotti e Angela Finocchiaro. Nel cast anche un sorprendente Francesco Salvi nei panni di un ‘cattivo’ assoluto. “Avevo voglia di tornare a esplorare il tema della maternità, con anche il conflitto che si porta dentro – spiega il regista -. Non tutto è bello o facile quando si diventa madre, come tutti gli amori presuppone una grandissima rinuncia”. Al centro della storia (producono World Video Production, Rai Cinema, Bling e Flamingo) c’è Deva (Giovinazzo. assente in conferenza stampa per impegni sul set), 20enne che vive un presente di lavoretti e scontri continui con la madre Giovanna (Ramazzotti), donna dura ma piena di debolezze (alcol compreso). Insieme vivono in una piccola sgangherata roulotte in un parcheggio stanziale con un ‘vicino’ decisamente sinistro (Salvi) . Deva, che ha da poco abortito, inizia a respirare Quando incontra Carla (Finocchiaro), proprietaria di una pescheria, che le dà un lavoro e fiducia, anche chiedendole di fare da babysitter, all’occorrenza, al nipote di un anno, nato da una figlia tossicodipendente. “Amo raccontare la maternità attraverso donne che affrontano una lotta” sottolinea Micaela Ramazzotti che ha anche da poco debuttato alla regia con Felicità su un altro modello di famiglia disfunzionale. Deva e Giovanna “sono due donne ‘selvagge’ abituate a vivere con niente, con addosso gli stessi vestiti, a volte senza acqua e elettricità, senti la loro fatica”. Deva, “da madre non di sangue, agisce con dolcezza, mentre Giovanna è ruvida, squinternata non è centrata, ha toccato il fondo, conosce, da vittima, gli abusi. Conosce anche la violenza per difendersi e in una scena, riesce istintivamente a liberare questa figlia, che nonostante tutto ha saputo pensare a un proprio progetto di vita”. Essere madre “vuole dire altro affrontare continui distacchi: il nostro compito è infondere ai figli in questo percorso maturità e felicità”. Per Angela Finocchiaro, il suo personaggio, Carla, “si porta dietro il non essere riuscita ad aiutare la figlia, una cosa che penso sia devastante, è come se non la vedesse per chi sia in realtà. Ma con Deva, arriva nella sua vita un raggio di luce inaspettato”. Si vira sul dark invece col personaggio interpretato da Francesco Salvi: “Mi sono affidato al fatto che se mi lascio andare divento uno str… – dice sorridendo l’attore -. Qui faccio l’opposto di me, non è un cattivo con qualche pregio, ma proprio un mediocre polveroso, uno senza consistenza, sporco, che vuole approfittarsi di questa ragazza. Mi sembra rifletta la negatività giusta per interpretare l’uomo attuale e far risaltare la forza femminile nel film”.  (ANSA)

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