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Mixed by Erry Recensione Poster

Smetto quando voglio si conferma il re dei pitch e degli high concept e abbraccia una storia che più pop e commerciale non esiste. Siamo a Napoli nel 1976. Peppe, Enrico e Angelo Frattasio che seguono l’esempio del padre, venditore ambulante di bottiglie di finto whiskey. Peppe è la mente, Angelo il braccio ed Enrico ha un sogno: diventare deejay. Qualche anno dopo, sarà proprio il suo talento nella realizzazione di compilation musicali su cassetta a creare per i tre fratelli una notevole opportunità di fama e di ricchezza. Mixed by Erry sarà la prima “etichetta discografica” in Italia, capace di portare ai mercatini persino le canzoni del Festival di Sanremo. Non tutto ciò che luccica, però, è oro: la Finanza e un poliziotto molto arrabbiato, infatti, iniziano a indagare su questo marchio che si muove al di là di qualsiasi legalità. Il regista di Groenlandia torna alla storia vera e lo fa con il suo solito stile anticonvenzionale, dinamitardo e anarchico. Mixed by Erry è un divertente carosello napoletano che, a tratti, esagera con il tono delle battute e del divertimento, finendo per restituire scarso approfondimento ai caratteri dei personaggi portati in scena. A metà tra l’heist movie e la nostalgia nei confronti degli analogici anni Ottanta, il film ha inizio nel 1991 e, poi, affida a un lungo flashback la ricostruzione di quanto accaduto. Sidney Sibilia racconta il lato più semplice e grottesco di questa vicenda, scegliendo di sposare il punto di vista dei ragazzi protagonisti e raccontando l’american dream a Napoli attraverso la messa in scena di soluzioni visive degne di un blockbuster. Nonostante il production value estremamente elevato, il film rimane solo un’avventura rocambolesca che non riesce a raccontare le contraddizioni di un Paese di cui Napoli è la città più rivelatrice. (La recensione del film “Mixed by Erry” è di Matteo Marescalco)