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Memory (2024) Recensione Poster

assai difficile da dimenticare. La donna lavora in un centro di assistenza per persone con disabilità psicofisiche, è un’ottima madre per sua figlia ed è assai legata a sua sorella Olivia e alla sua famiglia. Un giorno, Sylvia si reca a una reunion universitaria e, nel tragitto di casa sua, viene inseguita da Saul, un uomo presente alla reunion. Nel corso dei giorni, la donna scopre che l’uomo soffre di demenza e che non è chi pensava fosse. Tra i due nasce anche un rapporto sentimentale che sfocia presto nell’amore. Dopo Nuevo Orden e Sundown, Michel Franco torna alla Mostra del Cinema di Venezia con un nuovo film in cui i due protagonisti vivono al di fuori del tempo. Lei è una madre single che vive con una bambina di 15 anni e che vorrebbe dimenticare un passato fatto di abusi sessuali e alcoolismo; lui è un uomo che soffre di demenza incipiente e che non ha praticamente memoria a breve termine. Entrambi, quindi, si trovano a vivere in un presente forzato in cui la presenza/assenza di memoria fa da collante tra due personaggi che, in qualche modo, possono esistere soltanto in brevi attimi. Sylvia e Saul vivono su grande schermo, si riconoscono e sperimentano un amore finalmente libero di esprimersi senza passato. In questo senso, Memory è la storia d’amore perfetta, capace di vivere nell’hic et nunc di un presente privo di passato e di futuro. In questo scenario caratterizzato dalla presenza di bambini nel corpo di adulti, l’unico personaggio in grado di crescere è, non a caso, la figlia 15enne di Sylvia, la più umana e capace di comprendere quanto sta accadendo. Tutto il film è bellissimo grazie all’intensità dei due attori e a una serie di scene – quella in vasca e al ristorante, l’abbraccio finale tra i due protagonisti che li congela in un eterno presente che vorremmo non finisse mai – che rimane impressa nella memoria e che contribuisce a costruire un affresco romantico indimenticabile. (La recensione del film “Memory” è a cura di Matteo Marescalco)