Cinema4Stelle

L’imprevedibile viaggio di Harold Fry Recensione Poster

grande dolore, certamente il più grande che si possa pensare, che ha reso la loro vecchiaia triste e scolorita, come rivela l’arredamento della loro casa. Nella lettera, Queenie, una vecchia amica e collega di Harold, annuncia di essere ricoverata in ospedale dove sta vivendo i suoi ultimi giorni a causa di un tumore. L’uomo è particolarmente colpito dalla notizia, mentre sua moglie ostenta una certa freddezza quando lui decide di scrivere all’amica del suo dolore nell’apprendere del suo stato e di esserle moralmente vicino. Quando si reca in città per imbucare la lettera, Harold si lascia cogliere dai dubbi: forse è troppo poco in risposta a una tale notizia, dovrebbe fare di più, ma cosa? Mentre passa da una buca per le lettre a un ufficio postale e a un’altra buca e non sa decidersi, Harold parla con una ragazza del suo dilemma e questa per consolarlo gli racconta, mentendo, di una sua zia che è guarita grazie all’amore dei suoi parenti e non con le medicine. Colpito da questa vicenda prende la decisione: andrà a trovare Queenie. Affronterà il viaggio a piedi nonostante si tratti di percorrere ottocento chilometri, come gli farà notare con disappunto sua moglie. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Rachel Joyce (cognome impegnativo), alla quale la regista Hettie Macdonald ha affidato la sceneggiatura di un road movie che ha la sua forza nella splendida interpretazione di Jim Broadbent che nelle vesti di Harold s’incarica di reggere il peso di tutto il film, coadiuvato da Penelope Wilton che interpreta con efficacia Maureen. Nonostante la sceneggiatura della stessa autrice del libro, o forse a causa di ciò, il film ha solo alcuni tratti in cui riesce a coinvolgere e stanno tutti nel volto del protagonista. Per il resto tutto risulta piuttosto debole, a cominciare dalla rappresentazione della campagna inglese che la fotografia non riesce a rendere con la luce e il colore giusti per farle interpretare il ruolo di coprotagonista . I personaggi che Harold incontra lungo il cammino sono poco convincenti e alcuni avrebbero meritato più spazio (la dottoressa che lava i pavimenti ad esempio). I manifestanti che seguono Harold per un tratto sono francamente ridicoli, per non parlare dell’improbabile cane. Se tutto questo può essere efficace sulle pagine del romanzo (che non abbiamo letto), sul grande schermo necessiterebbe di un diverso trattamento. Se si vogliono dare messaggi del genere – tutto è possibile attraverso l’amore – bisogna che le immagini abbiano la forza che qui non hanno. Resta a reggere il tutto l’umanità del personaggio e, l’ho già detto, la bravura dell’interprete, due elementi che fanno meritare al film la sufficienza. (La recensione del film “L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” è a cura di Claudio Montatori)