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La ragazza della palude Recensione Poster

 le acque di una palude. Si tratta di Chase Andrews, arcinoto rampollo di Barkley Cove. I sospetti cadono immediatamente su Kya Clark, la ragazza della palude che dà il titolo al film. La giovane, una sorta di outsider ostracizzata dalla comunità a causa del suo peculiare stile di vita che si trova ad affrontare dopo essere stata allontanata da tutti i suoi familiari, è in fuga dalla polizia perché principiale indiziata per il crimine. Il vizio di forma dell’intero lungometraggio consiste nello stridore provocato dal contrasto tra la bellezza eterea e angelica di Daisy Edgar-Jones (nota per aver interpretato la serie Normal People, tratta dal romanzo best-seller di Sally Rooney) e lo stile di vita di Kya, ragazza che ha condotto un’esistenza lontano dalla civiltà. È assai peculiare, infatti, che una persona del genere possa apparire costantemente in ordine, con il viso pulito e i capelli sempre a posto. Quello che inizia come un thriller e sembra promettere tensione da true crime si trasforma prestissimo in un coming of age dai tratti sentimentali. Tali caratteristiche rendono il film ben più simile a Le pagine della nostra vita che a Le paludi della morte. La messa in scena, poi, è piatta ed è costruita sul trauma dell’abbandono e, soprattutto, su una fotografia brillante che non riesce mai a restituire il livore e il carattere cupo di determinate situazioni rappresentate. Il percorso, nel complesso, è privo di ritmo e di vita, ingolfato e lento, complice il dilungarsi di certe situazioni naturalistiche su cui il film finisce per vagheggiare un po’ troppo a lungo. La risoluzione dell’omicidio, infine, trova un suo minuscolo spazio finale. Troppo poco per mantenere desta l’attenzione dello spettatore che, a sua volta, non viene alimentata nemmeno dalle pieghe più tradizionali di questa convenzionale storia d’amore. (La recensione del film “La ragazza della palude” è di Matteo Marescalco)