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Argentina, 1985 Recensione Poster

migliaia di persone scomparse, decine di migliaia di persone innocenti imprigionate, torturate, seviziate per semplici reati d’opinione. Tra questi anche l’ex Presidente nonché Generale Jorge Rafael Videla. Ma chi sosterrà l’accusa? La scelta, naturale, cade sul procuratore capo Julio Cesar Strassera che dopo un’iniziale, comprensibile, titubanza, decide di affrontare quello che fu definito il più grande processo politico dopo Norimberga, con pochissimo tempo a disposizione per raccogliere le prove a sostegno dei capi d’imputazione, circondandosi di un giovane quanto agguerrito staff composto da ragazzi risoluti senza alcun interesse che non fosse quello di ottenere giustizia e mettersi definitivamente alle spalle uno dei periodi più bui della storia recente dell’Argentina. Solido film di patriottico impegno civile, Argentina 1985 fila via per tutte le due ore e venti di durata liscio come l’olio, liscio come la vicenda che narra. La cosa più sorprendente e per certi versi incomprensibile del film diretto da Santiago Mitre è il modo in cui scorre rapido e avvincente senza che in pratica succeda nulla. La sceneggiatura scritta dallo stesso Mitre infatti si regge sul timore di quello che può succedere e in realtà non succede, nell’attesa che la situazione precipiti o che il peggio possa materializzarsi senza che questa eventualità mai si presenti, stemperando via via la tensione con quel tono scanzonato, tra il serio, il faceto e il disincantato, in cui Ricardo Darin è maestro insuperabile. Tra i più grandi attori in circolazione, Darin (il quale aveva già lavorato con Mitre nel precedente lavoro del regista, Il presidente) è ormai garanzia di qualità non fosse altro perchè la sua presenza è in grado di nobilitare qualsiasi racconto e la sua interpretazione capace di dare spessore e umanità a qualsiasi personaggio, interprete che si esalta oltremisura proprio nel dar vita ai classici antieroi, com’è Julio Strassera nel film, pieno di luci e ombre, di afflati temerari ma anche di recriminazioni e vergogne inconfessate, eroi loro malgrado, persone comuni cui è stata magari offerta una seconda possibilità per fare la cosa giusta, persone qualunque casualmente nel posto giusto al momento giusto, uomini ordinari alle prese con situazioni straordinarie, avrebbe detto Steven Spielberg. Presentato all’ultimo Festival di Venezia, già vincitore di un Golden Globe, uscito dapprima in streaming su Prime Video e adesso anche, deo gratias, nella sale cinematografiche in virtù della nomination all’Oscar come miglior film straniero dove dovrà vedersela quasi sicuramente con Niente di nuovo sul fronte occidentale (noi però faremo sempre il tifo per Darin). (La recensione del film “Argentina, 1985” è di Mirko Nottoli)