– Albanese, film necessario che racconta un’ingiustizia (News)


(ANSA) – Altro che Cetto La Qualunque, Antonio Albanese è perfetto per i ruoli drammatici, perfetto per fare Antonio Riva il personaggio tragico protagonista di Cento domeniche, film che firma lui stesso e che passa oggi al Rome Film Fest. Ma chi è Antonio Riva protagonista del film in sala dal 23 novembre con

Vision Distribution? Intanto è un uomo buono, un ex operaio, che conduce la vita che sogna ogni pensionato che non rimpiange il lavoro. Gioca così a bocce con gli amici, adora la madre anziana (Giulia Lazzarini) ed ha anche buonissimi rapporti con l’ex moglie, Margherita (Sandra Ceccarelli). Ma ciò che è al centro di tutta la vita di questo operaio “piccolo-piccolo”, che ricorda tanto l’Alberto Sordi diretto da Mario Monicelli, è la sua unica e amatissima figlia, Emilia (Liliana Bottone). Quando quest’ultima un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi. Antonio era quello che aspettava da sempre: finalmente può mostrare tutto l’amore che ha per lei, regalarle il più bel matrimonio possibile. Ma in banca troverà una sorpresa che lo apre prima alla depressione e poi alla tragedia. “È un film che rappresenta le mie origini, la mia estrazione sociale operaia, ma soprattutto è un film necessario che racconta un’ingiustizia – dice oggi all’Auditorium Albanese il cui film è stato applaudito a scena aperta alla prima stampa -. Una storia immensa di una crudeltà impressionante. Non è un film contro le banche, ma che racconta quello che può succedere se qualcuna di loro sbaglia”. E ancora Albanese: ”Volevo anche raccontare il mondo degli operai. In Italia sono poco meno di cinque milioni e sono loro che sostengono questo Paese, non sono gli ultimi, sono i primi e da un po’ di decenni sono abbandonati. Anni che c’è una politica che non si gira mai dalla loro parte”. Comunque, ci tiene ancora a dire Albanese: “Tra le tante ricerche che abbiamo fatto per fare Cento Domeniche, abbiamo scoperto che molte delle vittime delle banche non sono uscite di casa per mesi e mesi: si vergognavano, si prendevano la colpa”. (ANSA)

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