– ALBA FATALE di William A. Wellman (Ieri, Oggi e Domani)


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Un western che va al di là del genere stesso arrivando quasi a sfumare il genere per addentrarsi in altri. Tratto da un racconto di Walter Van Tilburg Clark, “Alba fatale” è forse considerato come il miglior titolo della carriera del regista William A. Wellman. Provando a rivisitare il genere western in

Alba Fatale Analisi Critica Recensione

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 maniera più realistica e cruda, Wellman vince e convince, sia dal punto di vista stilistico sia da quello contenutistico. Nel 1895 due cow-boy, Gil Carter e Art Croft, arrivano in un piccolo paese del Nevada. Poco dopo giunge la notizia che un allevatore del posto è stato ucciso e il suo bestiame rubato. Il maggiore Tetley, ex ufficiale dell’esercito sudista e che sostituisce lo sceriffo assente, organizza, con un gruppo di uomini, una battuta per cercare gli assassini e gli autori del furto. Vengono catturati tre uomini: un cow-boy, Donald Martin, un messicano e un vecchio, che raccontano di avere regolarmente comprato gli animali dal proprietario, ma nessuno di loro ha le prove dell’avvenuto acquisto. Per questo, dopo un sommario processo e nonostante l’opposizione di Carter e Croft, che cercano di riportare alla calma il popolo inferocito, sono condannati all’impiccagione. Prima che la sentenza sia eseguita, viene concesso a Martin di scrivere una lettera alla moglie per salutarla. Il giorno dopo la sentenza ritorna lo sceriffo con la notizia che i tre uomini impiccati avevano veramente acquistato gli animali e che l’allevatore era, in realtà, vivo. Una volta appresa la notizia Carter legge nel saloon un commovente brano della lettera di Martin alla moglie per poi andarsene con Croft.Come già accennato si tratta di un film che non può essere considerato un western a tutto tondo. O meglio è un film che gioca con il genere stesso del western e lo trasforma in qualche modo, anticipando un western più psicologico che arriverà con gli anni ’50. “Alba fatale” è un’opera, nel complesso, cupa e densa di tensione, in cui i personaggi sono completamente accecati dalla furia nei confronti di un nemico invisibile. La necessità di dover dare un volto per forza a questo nemico li porta a compiere gesti esagerati e sbagliati. Una serie di scelte strettamente connesse con la linea portata avanti dal lungometraggio. Soprattutto nell’ottica delle scelte visive. La messa in scena risulta claustrofobica, non a caso le scene in esterni vennero girate in studio per due motivi. Il primo è non lasciare neanche la più piccola e flebile speranza ai protagonisti. La seconda è quella di non sviare l’attenzione dello spettatore da ciò che succede sullo schermo. La vicenda (e la denuncia verso il sistema mostrato) dovevano e devono essere la chiave principale; tutto il resto risulta superfluo. In effetti uno dei tentativi portati avanti dal film è quello di provare a sollecitare l’attenzione del pubblico del tempo sul tema della spietata crudeltà umana. A giocare un ruolo fondamentale in tutto questo è anche la situazione storica di quel momento. Il mondo intero è reduce dalla seconda guerra mondiale, o meglio il grande conflitto non è ancora davvero terminato e gli americani stanno combattendo in Europa. Si tratta, quindi, di un evento totalizzante, che influenza non soltanto questioni politiche ed economiche, ma la stessa industria dello spettacolo e tutti gli ambienti culturali. Nonostante le innovazioni e l’attenzione a determinati aspetti, “Alba fatale” resta, però, aggrappata a diversi cliché del genere: un cowboy giovane e bello arriva in una piccola cittadina sperduta la cui vita è concentrata nel saloon e dove non rimane che “giocare, bere, dormire, mangiare e litigare”. Il plot-twist finale però, in cui si scopre che l’allevatore è ancora vivo e che i tre uomini appena giustiziati sono del tutto innocenti, capovolge tutti i valori portati avanti inizialmente. In tutto questo è la figura dell’eroe a risentire maggiormente dei cambiamenti; una figura che viene meno grazie alle mani del regista. C’è il protagonista “divo”, ma, nonostante questo, il personaggio interpretato da Fonda è assai distante dal cowboy classico. Più che un vero personaggio centrale risulta come un osservatore che spesso rimane in secondo piano per dare spazio agli altri personaggi e alle loro azioni. E non è, infatti, un caso che non faccia (e non possa fare) nulla per impedire l’esecuzione sommaria. Come già detto, il volere principale è quello di riflettere sulla giustizia e sul modo giusto o sbagliato che essa ha di imporsi su determinati avvenimenti. Per questo motivo “Alba fatale” anticipa, in qualche modo, altri titoli. Uno su tutti “Mezzogiorno di fuoco”. Da segnalare, inoltre, la lettera che il condannato scrive alla moglie in punto di morte, recitata poi di fronte al pubblico, dal personaggio interpretato da Fonda. Lì c’è la visione di Wellman e la sua idea di giustizia e non solo.

Una scena del film “Alba Fatale” di William A. Wellman – Analisi critica

La “denuncia” sociale, politica, culturale sta tutta nella lettera, forse ancora più che nell’azione e nel susseguirsi delle dinamiche tra i vari personaggi. Lasciando parlare i suoi personaggi dà una sorta di insegnamento e visione d’insieme al suo pubblico. È la coscienza morale che richiama l’uomo alla giustizia. Si potrebbe quasi affermare che il regista dia un barlume di speranza agli spettatori: con la coscienza si può rendere gli uomini consapevoli e cercare di riportare, per quanto possibile, una sorta di armonia ed equilibrio. Purtroppo, però, la speranza è poca perché a cercare di far riflettere su questo è un uomo il cui destino è già stato segnato e ormai non fa più parte del presente e non potrà nemmeno far parte del futuro. Ultimo, ma non meno importante appunto va fatto agli interpreti. Sia in Dana Andrews che in Henry Fonda c’è una sobrietà esemplare nella recitazione e nel mettere in scena personaggi ben precisi e ben definiti. Non compiono mai niente di esagerato, eclatante e clamoroso. E proprio questo conferisce autenticità a un’opera che ha dato il via a tanti titoli successivi. Un’ispirazione ancora oggi importante. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI. (Analisi critica a cura di Veronica Ranocchi)

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