La voce di Hind Rajab | Recensione a cura di Rita Ricucci. La voce di Hind Rajab, Gran Premio della Giuria, Venezia 2025 — in sala dal 25 settembre — arriva come visione condivisa e necessaria: un film che impone una riflessione urgente sullo stato attuale del conflitto israelo-palestinese. Diretto da Kaouther Ben Hania, già nota per lavori che oscillano fra documentario e finzione, il film è costruito sul sottilissimo filo della voce e del tempo reale di Hind Rajab, e con questa scelta si sottrae a qualsiasi catalogazione facile: è, innanzitutto, un dramma umano di fronte alla morte.
La vicenda de La voce di Hind Rajab è nella sua essenzialità straziante: 29 gennaio 2024, Tel al-Hawa, a sud di Gaza City. Hind (Hanood) Rajab — bambina di sei anni — è intrappolata nell’auto insieme ad alcuni familiari dopo un attacco; chiama la Mezzaluna Rossa e resta al telefono per ore con i volontari Omar e Rana. Il film si regge sulla trascrizione sonora di quelle chiamate: la voce reale della bambina diventa nucleo emotivo e morale della narrazione, mentre attorno ad essa si muovono gli operatori, gli sforzi burocratici e la lenta, logorante attesa di un soccorso che sembra sempre a otto minuti di distanza.
Ben Hania dirige con grande rispetto il materiale d’archivio ricevuto, e con una misura formale evita lo spettacolo della sofferenza: sceglie la ricostruzione controllata, concentra l’azione nella sala operativa della Mezzaluna Rossa, e affida agli attori palestinesi il compito di restituire, con sobrietà, i volti e le mani che cercano di tenere in vita una voce. La tensione cresce senza esplodere in immagini truculente; La voce di Hind Rajab sa di ritratto collettivo quanto di cronaca, e in questo sta la sua forza più grande.
La regia è supportata da un cast eccellente: Clara Khoury, psicologa di supporto ai volontari e parenti delle vittime; Motaz Malhees, Omar; Saja Kilani, Rana e Amer Hlehel, il responsabile del centro Mezzaluna Rossa palestinese. La recitazione è misurata, credibile, capace di tradurre l’urgenza in gesti quotidiani — digitare, chiamare, implorare — che il film ingigantisce fino a trasformarli in rituali di sopravvivenza. La scelta di alternare il nastro audio reale alle risposte filmate degli operatori crea un cortocircuito emotivo: vediamo i loro volti, ascoltiamo la voce di Hind, e la compresenza diventa intollerabile. Si sente il respiro affannoso, si percepisce il sudore sul volto, e ci si trova a partecipare — involontariamente e con senso di colpa — al tentativo di salvezza.
Non è un film facile da guardare. La voce di Hanood che ripete «Morirò. Morirò presto» rimbalza nelle orecchie dello spettatore e mette alla prova ogni concessione di obiettività critica: la macchina morale che il film avvia non è solo informativa, è un’accusa mormorata e insieme una preghiera. Il regista mantiene però una distanza etica importante: non strumentalizza, non spettacolarizza; ci mostra l’impotenza del sistema di soccorso che ha tempi infiniti, come il simbolo che esce dalla descrizione sul vetro dei passi necessari per il “via libera” che non tiene conto della frustrazione degli operatori e l’assurdità di una burocrazia che si gioca in minuti la vita di un essere umano.
Sul piano simbolico, la piccola icona della geolocalizzazione — una macchinina rossa che avanza su una striscia blu — funziona come immagine chiave: riduce la tragedia a coordinate, mette in luce la freddezza degli strumenti digitali di fronte all’irreversibilità della violenza. E quando l’ambulanza ha finalmente il “via libera” e tutto sembra possibile, il boato che interrompe la voce di Hind trasforma il tempo filmico in un muro contro cui si infrange ogni speranza.
La voce di Hind Rajab è anche politico, nel senso più alto del termine: non fornisce tesi giornalistiche né soluzioni, ma restituisce il fatto umano in tutta la sua vertigine morale e invita a una responsabilità collettiva. Per questa ragione, la sua proiezione in spazi condivisi — sale, festival, aule di dibattito — è parte integrante del suo senso. Alla Mostra di Venezia 2025 il film è stato accolto con una lunga ovazione e ha ricevuto riconoscimenti che confermano l’impatto emotivo e critico dell’opera.
La voce di Hind Rajab non va visto come testimonianza distante, ma come esperienza che mette a nudo le nostre resistenze morali. È un film che chiede di essere ascoltato e che lascia dentro una domanda semplice e tremenda: che cosa facciamo di fronte alla voce di un innocente che chiede “Vieni a prendermi. Vieni” e implora “Resta con me”. (La recensione del film La voce di Hind Rajab è a cura di Rita Ricucci)
Trama: La Voce di Hind Rajab, il film diretto da Kaouther Ben Hania, si svolge il 29 gennaio 2024. I volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata d’emergenza: una bambina di sei anni, intrappolata in un’auto sotto il fuoco di una sparatoria a Gaza, implora di essere soccorsa. In costante contatto con lei, aggrappati alla sua voce disperata, faranno tutto il possibile per salvarla. Dalla celebrata regista Kaouther Ben Hania, un film potente e ineludibile, vincitore del Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e tratto da una sconcertante storia vera. I protagonisti in scena sono tutti interpretati da attori professionisti. Ma la voce che sentiamo al di là del telefono è la registrazione originale della voce di quella bambina. Il suo nome era Hind Rajab…

LA SCHEDA DEL FILM LA VOCE DI HIND RAJAB (t.o. The Voice of Hind Rajab)
Regista: Kaouther Ben Hania – Cast: Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury, Amer Hlehel – Genere: Drammatico – Anno: 2025 – Paese: Tunisia, Francia – Sceneggiatura: Kaouther Ben Hania – Fotografia: Qutaiba Barhamji, Juan Sarmiento G. – Durata: 1 h 29 min – Distribuzione: I Wonder Pictures – Data di uscita: 25 Settembre 2025 – Il sito ufficiale del film La voce di Hind Rajab di Kaouther Ben Hania
GUARDA IL TRAILER UFFICIALE DEL FILM LA VOCE DI HIND RAJAB:

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