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Jurassic World – La Rinascita | Recensione | Poster

La premessa del film è già un mettere le mani avanti: dei dinosauri non frega più niente a nessuno, al museo di storia naturale una volta c’era la fila mentre adesso si strappano 12 biglietti e tocca chiudere. Un po’ quello che succede al cinema, che una volta c’era Spielberg e si faceva il record d’incassi e adesso tocca barcamenarsi in ripetitivi sequel inventandosi, possibilmente, qualcosa di nuovo.

Di nuovo, si fa per dire. Sì perchè, diretto da Gareth Edwards, uno specialista in mostri grossi, e scritto da David Koepp, non proprio l’ultimo degli ultimi, sembra che per Jurassic World entrambi abbiano scelto di mettere da parte le loro peculiarità per ripercorrere, passo a passo, tutti i più triti clichè della saga, lungo una sceneggiatura mossa da una serie di meccanismi tanto prevedibili che  i personaggi secondari sono i primi a fare una brutta fine.

C’è il momento meraviglia quando i nostri eroi si trovano d’improvviso in mezzo ai dinosauri e come i bambini fanno oh, c’è il momento sbambinata, con il dinosauro cucciolo che fa le moine e molta tenerezza, c’è il momento inseguimento tra gli scaffali, c’è il momento T-Rex (non ne può più neanche lui), c’è il mostro finale che dovendo essere sempre più spaventoso qui se ne inventano uno geneticamente modificato che fa davvero schifo e che in fatto di bruttezza se la può giocare con quello somigliante ad Achille Lauro di Alien Romulus.

C’è poi l’industria farmaceutica cinica e speculatrice (ma la pagherà cara. A propostito: qualcuno ha notato che Rupert Friend è uguale a Orlando Bloom?), c’è il militare duro dal cuoro buono (ma Mahershala Ali non aveva di meglio da fare?), c’è la mercenaria che fa quello che fa per soldi (ma Scarlett Johansson non aveva di meglio da fare?) e c’è il paleontologo (Jonathan Bailey) che fa quello che fa perchè “lei sa tutto sui dinasauri ma li ha mai visti nel loro habitat naturale?”. L’idea dell’isola abbandonata piena di mostri frutto di esperimenti genetici andati storti, potenzialmente non era male se si fosse deciso di spingere la pellicola verso risvolti maggiormente horror.

Invece Jurassic World – La rinascita resta un pop corn movie per tutta la famiglia come dichiara plasticamente, all’interno del film stesso, la presenza, totalmente inutile ai fini narrativi, della famigliola disfunzionale ma felice (segno dei tempi) che solo rimanendo unita scamperà ai pericoli, paradigma di tutte le famigliole disfunzionali ma felici che correranno al cinema e in essa potranno riconoscersi. La speranza è che strappino sul serio 12 biglietti e la finiscano qui. (La recensione del film Jurassic World – La Rinascita è a cura di Mirko Nottoli)