IL QUADRO RUBATO, la recensione del film di Pascal Bonitzer


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La recensione del film Il Quadro Rubato a cura di Rita Ricucci. Dall’8 maggio, nelle sale italiane, Il quadro rubato, Le Tableau volé, l’ultimo film di Pascal Bonitzer, un racconto cupo e splendente come solo l’arte di Schiele può raccontare, distribuito da Satine Film. André Masson, il perfetto Alex Lutz, specialista in arte moderna, riceve una lettera nella quale viene indicato il possibile ritrovamento di un’opera dell’artista austriaco Egon Schiele. Scettico e incredulo con la sua “strana” assistente tirocinante, Aurore, l’elegante Louise Chevillotte, si reca sul posto, la stessa città da cui lui stesso proviene: Mulhouse, quartiere di periferia della grande Parigi.

Il Quadro Rubato | Recensione | Poster

Il Quadro Rubato | Recensione | Poster

Lo sbigottimento davanti a “I Girasoli” del famoso espressionista Schiele lo coglie nella meraviglia e nello stupore che solo la grande arte può restituire.

Il dipinto del 1914, dato per perso dal 1939, si trova in un semplice salotto, sopra una qualsiasi credenza in legno, in una casa appena acquistata da Martin Keller, il sensibile e appropriato Arcadi Radeff, operaio in fabbrica, che vive solo con sua madre.

È il precedente proprietario della casa, un ex poliziotto della Kripo, Kiriminalpolizei tedesca, ad essere responsabile di aver trafugato l’opera, nel 1939, dai beni lasciati a perdere dai nazisti che non amavano l’arte dolente dell’espressionista austriaco.

La bellezza di quella natura spenta ne “I Girasoli” consegna, però, alla casa, una luce che profuma di quiete e di speranza.

Il quadro rubato si appropria addirittura, della grande storia del Novecento europeo e mondiale, toccando con estrema delicatezza l’inizio del grande decadimento dell’uomo e il valore dell’arte come Patrimonio dell’Umanità intera.

Quasi per caso, ma non senza indifferenza, si cita il grande nome di Adolf Eichmann responsabile, già all’inizio della preparazione della Grande Guerra, degli affari ebraici. Le opere, l’oro, gli averi dei Juden, erano il costo della loro libertà possibile con l’esilio e la fuga. Tra questi si trovavano molte opere, tuttavia, le opere di Egon Schiele non costituirono un ‘valore’ per i tedeschi, considerata arte degenerata, venivano, infatti, escluse dalla scelta di salvaguardia: ma degenerato può essere solo lo sguardo improprio di alcuni sugli altri e sul mondo.

Perché Schiele non esalta la vita ma la descrive con tutta la forza, tenacia e passione di cui viveva egli stesso, mostrando corpi esausti dalla virtù dell’amore; volti esonerati dalla gioia; una natura, come quella dei “I Girasoli”, la cui ispirazione è data da I Girasoli di Van Gogh, visti dall’austriaco nel 1906, spenta della luce originaria a causa della Prima Guerra,

Il film di Pascal Bonitzer è perciò un connubio perfetto tra le arti, e senza attribuzione di primati, è capace di leggere il dolore di Egon Schiele negli occhi lacrimanti di Martin Keller, umile operaio, che non si sente meritevole di quella proprietà e non ne vanta la ricchezza che ne potrà venire dalla sua vendita all’asta, riconoscendo il valore dell’opera nella sua appartenenza al mondo stesso.

Attraverso i due veri protagonisti, “I Girasoli” e Martin Keller, il film mostra il peso dei valori umani da coltivare e preservare come unica rarità: contro la ricchezza che potrebbe raggiungere con la percentuale della vendita del quadro, Martin non rinuncia all’amicizia, alla solidarietà, alla condivisione di una vita, dura e incerta, alla fedeltà, con i suoi amici di sempre, Paco e Kamel, Ilies Kadri, noto per Anatomia di una caduta (2023, Justine Triet).

Martin Keller è forse l’uomo che il giovane Schiele avrebbe voluto e potuto essere, pago della sua arte, desideroso di vita con sua moglie, incinta di sei mesi che morirà poco dopo di lui di Spagnola, l’influenza dannata che colpì il mondo intero a partire dal 1918, e il giovane Egon Schiele fu tra i primi ad esserne colpito, morendo a soli 28 anni, età vicina a quella del protagonista del film.

Il quadro rubato è un dipinto in movimento di umanità che si incontrano: Aurore, la strana stagista, trasforma il rancore verso il padre con un nuovo affetto e vita, André con la passione condivisa con la sua apprezzata e onesta collaboratrice Bertina, la celebre Léa Drucker, e Martin verso i suoi amici Paco e Kamel, nella semplice e umile condizione di operai.

Anche Schiele ne avrebbe fatto un’opera d’arte, così come Martin fa dei valori della sua vita e per questo entrambi, Martin e Schiele, o l’unione delle loro anime, meritano l’applauso degli eredi legittimi (e degli spettatori), nella commozione del protagonista e di André Masson per aver ritrovato “I Girasoli”, Il quadro rubato. (La recensione del film Il Quadro Rubato è a cura di Rita Ricucci)

Una scena del film Il Quadro Rubato di Pascal Bonitzer | Recensione di Rita Ricucci

LA SCHEDA DEL FILM DI IL QUADRO RUBATO (t.o. Le Tableau Volé)

Regista: Pascal Bonitzer – Cast: Alex Lutz, Léa Drucker, Nora Hamzawi, Louise Chevillotte, Arcadi Radeff, Matthieu Lucci, Ilies Kadri, Vincent Nemeth, Alexandre Steiger, Doug Rand, Peter Bonke – Genere: Commedia, Drammatico – Anno: 2024 – Paese: Francia – Sceneggiatura: Pascal Bonitzer – Fotografia: Pierre Milon – Durata: 1 h 31 min – Distribuzione: Satine Film – Data di uscita: 8 Maggio 2025 – Il sito ufficiale del film Il Quadro Rubato di Pascal Bonitzer

Trama: Il Quadro Rubato, il film diretto da Pascal Bonitzer, vede protagonista della storia André Masson (Alex Lutz), esperto d’arte moderna e banditore della rinomata casa d’aste Scottie’s. Un giorno riceve una lettera che gli comunica il ritrovamento di un dipinto di Egon Schiele a Mulhouse, nell’Est della Francia, in casa di un giovane operaio. Scettico e dubbioso, Masson si reca sul posto per verificare di persona, e si trova di fronte a una verità sconvolgente…

GUARDA IL TRAILER UFFICIALE DI IL QUADRO RUBATO:

IL QUADRO RUBATOTRAILER

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